Il tema dell’introspezione e della memoria spostano l’attenzione di Bartolini verso la mitologia greca, alla ricerca di archetipi dal valore paradigmatico. Rilette attraverso il mito di Aracne, tessitrice di ombre e incarnazione della figura di Arianna, le immagini del libro ricompaiono, serigrafate, sulle lastre di vetro esposte da Pasquale Trisorio nella mostra Arianna e la nostalgia del luogo, come pure nel lavoro realizzato presso le prigioni medievali del palazzo comunale di Certaldo.
Sogni, ombre, 1979
“Arianna”, titolo della prima parte del libro
d’artista, è una figura che ricorre sovente
nell’opera di Luciano Bartolini. Il libro si apre
con questo nome-titolo evocativo. Seguono
immagini alternate a testi autobiografici: il
dettaglio del volto di uno dei protagonisti di
un’opera di Tiziano (Concerto interrotto, 1510-
1511, Firenze, Palazzo Pitti), il cui viso appare
seminascosto da una sorta di strappo; la madre
dell’artista, fotografata in prossimità delle scale
con i sacchetti della spesa in mano. È presente
anche qui la pratica di scrittura, molto amata
dall’artista: l’annotazione del sogno, che
Bartolini racconta e svela nel libro (dall’incipit:
«Sogno di essere a letto con la mamma e di
sognare una specie di manicomio religioso»).
“La Cupola”, titolo della seconda parte del libro,
si riferisce ad uno degli amorini rappresentati
da Raffaello nella Madonna Sistina e qui riprodotto,
al quale segue ancora la narrazione di
un sogno(«Mia madre era un’insegnante di bizantino.
Abitavo in una casa a forma di mausoleo,
costruita da me. Mi ero addormentato
mentre vegliavo a dei gioielli»). A essere presentata
è poi un’altra immagine ricorrente in
Bartolini: il suo autoritratto/ombra: l’ombra
dell’artista che sostiene la macchina fotografica
e che si staglia su una superficie scabra.
La terza parte del libro si intitola “Le Rovine
Circolari”: in essa sono presentati un San
Sebastiano trafitto, su cui appare l’ormai consueto
strappo a nascondere parte della figura,
seguito da un autoritratto intimo dell’artista
stesso accompagnato da una natura morta
con frutta. Tra le due evocazioni, compare
ancora una volta una meticolosa descrizione,
quasi una cronaca a posteriori, di alcuni
spezzoni di sogni.
Arianna, 1979
Il libro Arianna è frutto di una collaborazione
a tre mani. A essere coinvolti nella sua
esecuzione sono Luciano Bartolini, che riporta
i dettagli fotografici di Arianna (e la
nostalgia del luogo), lavoro presentato quello
stesso anno presso la Galleria Pasquale Trisorio
di Napoli; l’artista Filippo di Sambuy, autore
dei disegni in copertina, nella piegatura interna
della stessa e nella pagina centrale; e,
infine, Fulvio Salvadori, cui si deve la narrazione
che scandisce il libro intervallandosi
alle immagini. Dopo la rappresentazione in
copertina di un’Arianna “filiforme”, sospesa
con un cappio al collo, disegnata da Sambuy,
Bartolini presenta individualmente le immagini
che componevano la sorta di “trittico”
presentato a Napoli. Nella prima e nella seconda
riproposizione, ritroviamo l’immagine
della figura maschile dipinta da Tiziano in
Concerto interrotto, posta accanto a quella di
sua madre sulle scale di casa intenta a fissare
l’obiettivo fotografico. Nelle pagine successive
l’artista riproduce l’immagine del terzo dettaglio
presentato da Trisorio: una feluca sul
Nilo e la sua ombra sgranata sulla parete. La
stessa immagine verrà poi riproposta a tutta
pagina, questa volta nitida, alla fine del libro.
Nel racconto di Salvadori vengono a intrecciarsi
molteplici personificazioni e racconti
mitologici. In esso, in particolare, emergono
due fondamentali figure del mito che torneranno
ad animare tutto il lavoro successivo di
Bartolini, Arianna-Aracne e il Minotauro dal
vello trapunto di stelle: «era ricoperto su tutto
il corpo da una fitta peluria nera, lucidissima,
che scintillava alla luce delle torce in mille punti
luminosi: era come se il cielo stellato si fosse
contratto» (dalla descrizione di Salvadori).