Luciano
Bartolini
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  • 1948

    Biografia

    Luciano Bartolini nasce a Fiesole il 23 luglio 1948. Non frequenta una scuola d’arte ma compie per un certo periodo sistematici studi linguistici. A partire dal 1971 viaggia regolarmente in Oriente, in particolare nell’India del Nord e in Nepal. Nel 1973-74 esegue i primi lavori utilizzando prevalentemente carta da pacchi. Nel 1974 inizia la serie dei Kleenex utilizzando carta da pacchi e Kleenex incollati in modo da formare patterns regolari. Questa serie di lavori porteranno nel 1975 alle Carte paglia. La carta sarà il materiale privilegiato di tutta l’opera bartoliniana.

  • 1973

    Esordi

    Nel 1973 l’artista inizia a lavorare con la carta da pacchi e nel 1974 tiene la sua prima mostra personale al Palazzo comunale di Stia, nel Casentino, dove espone a parete le sue carte piegate. La mostra è curata da Pier Luigi Tazzi, primo interprete del suo lavoro, che ne individua la misura formale unita alla sensibilità per i materiali. Sempre al 1974 risale la prima serie dei Kleenex su carta da pacchi, attraverso la quale l’artista esplora in pattern regolari, i limiti e potenzialità tattili e metaforiche della materia espressiva. Capaci di accogliere l’“effimero” in configurazioni modulari che si possono giustapporre all’infinito, i lavori vengono definiti ironicamente – pensando alla serie Folded Drawing di Sol LeWitt – Folded Pictures.

  • 1974

    SOFT

    Soft è il primo libro d’artista realizzato da Luciano Bartolini. Nelle prime tre pagine i kleenex, incollati unicamente sulla pagina di destra (la sinistra rimarrà sempre bianca all’interno del libro), lasciano visibile il supporto in trasparenza. A partire dal quarto intervento, Bartolini si limita invece a incollare il kleenex lungo i bordi, lasciando la parte centrale sospesa. Il cartoncino sottostante appare ancora visibile, ma è presente qui uno scarto decisivo: la superficie del kleenex non incollata rimane infatti morbida e, se sollecitata, assume quasi la consistenza di un tessuto

  • 1974

    Operazione tredici luglio

    Operazione tredici luglio consiste in un lavoro concettuale concepito da Luciano Bartolini e introdotto da un testo critico di Pier Luigi Tazzi. Si tratta della documentazione cartacea (un fascicolo di pagine in formato A4, pinzato lungo l’estremità superiore) del progetto stesso e dei suoi esiti. Come spiega Tazzi nella premessa, in data 13 luglio (1974) l’artista invia ventisei lettere di uguale contenuto ad altrettanti musei, nelle quali offre formalmente un proprio lavoro a ognuna delle istituzioni; si tratta, nello specifico, di un non meglio precisato «quadro piegato». In data 14 ottobre, la realizzazione del presente lavoro, che sarà composto (come precisa lo stesso Tazzi) dal testo della «lettera-offerta in tre differenti lingue, lo schema grafico dell’operazione e la fotocopia di tutte le lettere pervenute entro questa data».

  • 1974

    Studio inquadrature
    Il catalogo, di piccole dimensioni e rettangolare nel senso della verticalità, contiene una dichiarazione dell’artista. Sulla doppia pagina centrale, scritta in caratteri maiuscoli e leggibile in trasparenza al di sotto di un kleenex incorniciato da una pittura color mattone, troviamo la frase: «La mia arte non è invenzione formale / (...) Sono influenzato da tutte le forme d’arte che ammiro e non da quelle / che non ammiro / e sono libero di utilizzare qualunque forma / d’arte disponibile». Segue una definizione di kleenex da parte dell’artista.
  • 1975

    Comparaisons

    Contenute all’interno di una busta in carta da pacco (che reca sul fronte, nel senso verticale, il nome dell’artista, il titolo e la galleria), troviamo quattro doppie pagine. Sulla sinistra di ognuna, una serie di linee color marrone che seguono, rispettivamente, un andamento obliquo verso sinistra, un andamento obliquo verso destra, un andamento orizzontale e, infine, verticale. 

  • 1976

    Papierselbstdarstellung

    Il titolo del lavoro, non facilmente traducibile in italiano, rappresenta letteralmente, per Luciano Bartolini, «la carta che mostra se stessa». Si tratta di un libro rilegato con punti metallici che presenta all’interno una serie di cartepaglie di diversi spessori, caratterizzate dal colore tipico del materiale e inframmezzate, nella parte centrale del libro, da alcune pagine più sottili di colore grigio.

  • 1977

    Traces

    Traces è un “libro/oggetto” descritto meticolosamente da Luciano Bartolini in un testo battuto a macchina e collocato su un foglio sciolto all’interno del libro. Rimandando alla lettura integrale di questo scritto per una comprensione ottimale del lavoro, ne riportiamo qui alcune parti: «La carta utilizzata, di produzione artigianale, è ottenuta riciclando spazzatura (...), superficie molto irregolare in cui sono riconoscibili gli elementi non omogenei che la costituiscono (...).

     

  • 1977

    Pensando all'Oriente

    Pensando all’Oriente è costituito da un foglio di carta nepalese piegato in quattro nel senso della verticalità. Sul fronte è riportato, in un elegante carattere corsivo, il nome dell’autore; in corrispondenza esatta del centro, il titolo; sotto, l’edizione. A questo suo libro d’artista, Luciano Bartolini appone un intervento attraverso l’utilizzo della foglia d’oro, con la quale delinea sia all’esterno che all’interno il bordo inferiore del foglio.

  • 1977

    Ouroboros

    Dopo la partecipazione alla XIV Biennale di San Paolo, l’immagine fotografica diviene un referente importante, chiamata ad affiancare l’opera o a esservi incorporata, talvolta dopo essere stata manipolata con la fotocopiatrice. Tra i lavori di questo periodo - Salon, Ouroboros, Appunti per una lettura isotopica, La Moschea della Perla, Volevo possedere quello spazio – 

  • 1978

    Annotazione e definizione...
    Ci troviamo qui di fronte ad un libro d’artista dalla copertina in cartoncino bianco con al centro il titolo, riportato in corsivo tra virgolette e, all’interno, il semplice succedersi di una serie di pagine bianche. L’intervento consiste nella pittura dorata data dall’artista sulla parte esterna destra (opposta al dorsetto), quella che si aprirebbe a un’ipotetica lettura. Sul verso, in alto, il nome dell’artista; all’estremità inferiore, l’edizione.
  • 1978

    Kubla Khan

    (“Luciano Bartolini & Samuel Taylor Coleridge”) Luciano Bartolini ripercorre qui la celebre Ballata di Kubla Khan (1797) del poeta romantico Samuel Taylor Coleridge. La ballata narra di un principe mongolo, Kubla Khan, che si era fatto costruire a Xanadu un solenne tempio di piaceri.

  • 1978

    The Pearl Mosque

    Libro d’artista con pagine che si aprono a fisarmonica, The Pearl Mosque fu realizzato in occasione della mostra personale tenuta da Bartolini presso la Galleria Paul Maenz di Colonia nel 1978. Ispirato all’omonima moschea di New Delhi, comprende al proprio interno una serie di riproduzioni del luogo sacro, in particolare della pavimentazione a riquadri regolari vista da differenti prospettive.

  • 1979

    Traces d’un rêve...

    Bartolini sogna ancora una volta: in questo caso, di volare sul mare, sulla superficie increspata delle onde su cui vede stagliarsi la propria ombra. Pensava a triangoli, in quella fine di marzo – come lui stesso scrive – e spesso al mare, «e pensavo anche ad una piccola emulazione fra certi piccoli kleenex imbevuti di colore (le prime pagine di SOFT) e le onde del mare.

  • 1979

    Arianna

    Il tema dell’introspezione e della memoria spostano l’attenzione di Bartolini verso la mitologia greca, alla ricerca di archetipi dal valore paradigmatico. Rilette attraverso il mito di Aracne, tessitrice di ombre e incarnazione della figura di Arianna, le immagini del libro ricompaiono...

  • 1980

    Asterione

    È un intero ciclo di opere a prendere forma nel 1980 attorno alla figura di Asterione, nome proprio del minotauro che, come nel racconto La casa di Asterione di Borges, si aggira dilaniato dall’angoscia e dalla solitudine nel labirinto costruito da Dedalo, metafora della ricerca di identità in un mondo ormai privo di centro.
    Un nuovo libro d'arista Perciò nelle strade della notte perdurano gli ori della tua ombra esce per le ediziono Ottenhausen Verlag.
    La prima esposizione di quell’anno è da ‘t Venster a Rotterdam, cui fanno seguito la partecipazione alla rassegna I nuovi nuovi, curata da Renato Barilli per la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, e alla 39a Biennale di Venezia.

  • 1980

    Les (doubles) jardins de A
    Dedicata ad Atlantide è l'edizione Les (doubles) jardins de A., edito da Chantal Crousel (Parigi), dove "A", benchè riferito ad Atlantide, richiama ambiguamente anche i nomi di Asterione, Arianna e Adone, divinità vegetale della rinascita il cui ciclo di morte e resurrezione ricorda appunto l'eruzione del vulcano, invariabilmente seguita dalla ricostruzione di nuova terra. Nella mostra realizzata presso la stessa Galleria Crousel, Atlantide si configura come il luogo perduto, avvicinabile (cioè descrivibile) soltanto attraverso frammenti staccati l'uno dall'altro.
  • 1981

    Settentrione
    Nella personale tenuta da Ginevra Grigolo a Bologna, presenta Septen Triones, titolo sia di un libro d'artista edito dalla stessa galleria, sia di un'installazione costruita intorno a diversi gruppi di opere, ciascuno formato da sette elementi di piccole dimensioni e dalla forma tondeggiante, utilizzate come componenti di una vera e propria "costellazione" di segni, dal valore estetico, simbolico e ricognitivo rispetto al percorso già compiuto.
  • 1982

    Prima come lettere...
    A Firenze, presso Villa Romana, espone Prima come lettere, poi come suono, poi come sensazione sottilissima, titolo di un'installazione che l'anno dopo verrà ripreso anche nel libro d'artista edito da Alberto Weber (Torino). In questa installazione, le lettere del pseudo-alfabeto dorato già presenti in 25 racconti autobiografici non vivono piu' in una dimensione puramente rappresentativa sulla superficie di carta che fino a questo momento ha costituito il loro supporto, ma si trovano a volteggiare liberamente sulla parete sotto le nuove spoglie di elementi in bronzo.
  • 1983

    Berliner Klang

    Dopo aver vinto una borsa di studio al DAAD, nel 1983 Bartolini trasferisce il suo studio a Berlino. 
    È la Berlino dei primi anni Ottanta, quella in cui si è sviluppata la pittura di grande impatto espressivo dei Neue Wilder.

  • 1984

    Eterna Metamorfosi

    Nei primi mesi del 1984 Bartolini prepara la mostra prevista per quell’autunno presso la Nationalgalerie di Berlino. Per l’occasione esce un catalogo con testi di Toni Stoss, Helmut Friedel, Jürgen Schilling e Wolfgang Max Faust. In quel periodo partecipa anche a Der Traum des Orpheus, esposizione a cura di Friedel che la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco dedica alla mitologia nell’arte italiana dalla fine degli anni Sessanta.

  • 1984

    (solo un’immagine)

    Tornato in Italia, una nuova antologica a cura di Pier Luigi Tazzi viene inaugurata alla Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze. 
    In quell’anno espone inoltre da Françoise Lambert a Milano e da Ginevra Grigolo a Bologna e pubblica con le Exit edizioni di Lugo, il libro d'artista (solo un’immagine).

  • 1985

    Ménage à trois
    Trascorre l'inverno a Zurigo dove espone da André Emmerich Ménage a trois, titolo di un gruppo di acquerelli e di un libro d'artista edito da Beatrix Wilhelm Verlag, Stoccarda (nella cui galleria tiene anche una mostra personale pochi mesi dopo). Il segno e il colore risultano qui molto piu' aerei e leggeri che in passato, tali da permettere l'espressione di una gestualità pura, libera. Dal punto di vista tematico, in Menage a trois si trova un riferimento all'idea della Trinità, tre persone in una, interpretata pero' alla luce dell'immagine quasi leziosa delle Tre Grazie del Canova riprodotta sulla copertina del libro.
  • 1987

    Camini di fata...
    Nel 1987, l'intero ciclo delle Kosmische Visionen (a cui vengon dedicate ben quattro mostre personali allestite rispettivamente a Milano da Piero Cavellini e Valeria Belvedere, a Chicago da Marianne Deson e a Monaco da Walter Storms), viene raccolto nell'omonima pubblicazione edita dalla Nuovi Strumenti e curata da Helmut Friedel. A questa segue un nuovo libro d'artista Camini di fata, fortezze e bagni turchi, pubblicato da Exit Edizioni. E, in occasione della personale presso la Galleria Corraini di Mantova, esce un nuovo libro d'artista Il cader giusto, pubblicato a cura delle Edizioni Corraini.
  • 1988

    Alberi
    Gli Alberi, la cui dimensione verticale risulta fortemente prevalente sia nel formato dei fogli impiegati sia nelle tracce pittoriche che lo scandiscono, dal punto di vista iconografico, riprendono l'elemento tematico dell'asse del mondo complicandolo con il motivo della congiunzione quasi fisica fra il cielo, la superficie e addirittura le viscere della terra, operata dalla vegetazione. Attraverso la proliferazione poi, e quasi la moltiplicazione di questi elementi nello spazio, il lavoro complessivo assume le sembianze al tempo stesso naturalistiche, decorative e simboliche della foresta.
  • 1990

    Mykonos, giugno 1990

    Questo Atma,

    che risiede nel cuore,

    è più piccolo di un grano di riso,

    più piccolo di un grano di mostarda,

    più piccolo di un grano di miglio; questo

     

    Atma, che risiede nel cuore è anche più grande della terra,

    più grande dell'atsmosfera, più grande del cielo,

    più grande di tutti questi mondi insieme.

     

    Nel centro vitale, soggiorno di Brahma,

    è un piccolo fiore di loto,

    una dimora in cui è una piccola cavità occupata dall'Etere,

    dobbiamo conoscere quello che è

     

  • 1991

    Emblematische Blumen
    Con Emblematische Blumen si apre una nuova fase del lavoro dedicata all'orizzontalità. I fiori emblematici, sul piano propriamente tematico, implicano lo schiudersi delle possibilità simboliche racchiuse nell'albero. Ampie superfici monocrome dai toni cromatici intensi talvolta addirittura squillanti, accolgono in alto, per lo piu' nella parte superiore, una fragile trama orizzontale di reperti materici e di elementi lineari, quasi a ribadire come il vaghissimo tessuto dell'immagine possa comporsi solo al di sopra della coscienza riduttivamente "umana" e soggettiva, nella zona piu' spirituale del "cosmo" pittorico.
  • 1998

    Alberi, Ascensioni, Foreste di vetro
    L'Archivio Luciano Bartolini, costituitosi dopo la prematura scomparsa dell'artista, propone presso lo Studio Dabbeni di Lugano una mostra che raccoglie nei tre spazi della galleria una selezione di opere di medio formato della famiglia degli Alberi e delle Ascensioni, e una serie di Foreste di vetro, opere di piccolo formato realizzate su carte vetrate in cui l'elemento verticale sfida con smalti e collage la superficie ruvida del supporto, creando una vera e propria sintesi concentratissima di suggestioni pittoriche e letterarie, estetiche e tematiche.
  • 2000

    Kleenex e Cartepaglie - Atlantide e il mito di Asterione
    Dopo l’importante retrospettiva, curata da Roberto Daolio, nella sede espositiva di Villa delle Rose a Bologna, la mostra a Lugano, in collaborazione con l’Archivio Bartolini e Studio Dabbeni, è stata dedicata a due periodi appartenenti alla fase iniziale del suo lavoro: i Kleenex e le Cartepaglie, Atlantide e il mito di Asterione.
    Kleenex e Cartepaglie (1974 – 76) La ricerca dei materiali, che percorre tutta la sua arte, è alla base dei primi lavori degli anni Settanta. L’artista, con l’esclusivo utilizzo della carta associato a semplici forme geometriche, suggerisce un’esperienza tattile derivata da questi materiali poveri, nei quali la trasparenza e la morbidezza dei fazzoletti kleenex si contrappongono alla ruvida robustezza delle Cartepaglie.
  • 2002

    Emblematische Blumen - Soffi di luce
    La mostra personale tenutasi presso lo Studio Dabbeni di Lugano Emblematische Blumen - Soffi, presenta una serie di opere su carta del 1990, che, realizzate dopo le Foreste di vetro, sul piano propriamente tematico implicano lo schiudersi delle possibilità simboliche racchiuse nell’albero. Sono fiori-gemma, figure emblematiche di orizzonti interiori: nell’itinerario dell’artista riprende vita quell’aspirazione verso uno stato di unità e di armonia che in epoca romantica aveva ispirato artisti come Runge, poeti come Novalis. Nella seconda sala con il ciclo dedicato ai “Soffi di luce” (1992), piccoli dittici composti in prevalenza da un elemento dipinto e un altro a collage, si esprime la poetica intima del piccolo formato.
  • 2004

    Klang, il suono che spezza
    Klang, il suono che spezza, quarta personale dedicata all'artista dallo Studio Dabbeni, comprende ventotto lavori inediti di piccolo e grande formato.
    Il nucleo principale, raccolto nella sala centrale della galleria, è costituito da cinque opere intitolate Klang, realizzate nel 1983 durante l'anno trascorso a Berlino, culminato nell'importante mostra alla Nationalgalerie. Il segno ricorrente in questi lavori è quasi una sigla evocatrice, il simandron, il gong di ferro arcuato appeso a catene, che Bartolini aveva scoperto durante il suo soggiorno nel monastero di Vatopedi sul Monte Athos: esso rappresenta la fonte del suono che scandisce la giornata dei monaci.
  • 2012

    Kleenex
    La quinta mostra presso lo Studio Dabbeni, realizzata sempre in collaborazione con l'Archivio Bartolini, comprende una selezione di Kleenex di varie dimensioni che rappresentano gli esordi dell'artista: kleenex incollati su carta da pacco la cui superficie, neutra o dipinta, si legge attraverso disposizioni regolari e non attraverso il sottilissimo velo del materiale che, in breve tempo, diverrà segno inconfondibile dell'artista.
  • 2015

    30 + 5
    Dal 21 maggio al 32 luglio 2015 alcune opere di Luciano Bartolini sono state esposte nella mostra colletiva "30 + 5 Luciano Bartolini Livio Bernasconi Daniel Buren Piero Dorazio Luca Frei Jacopo Miliani Flavio Paolucci Giulio Paolini David Tremlett + 5", presso lo Studio Dabbeni.
  • 2015

    Villa Romana
    La mostra di Villa Romana si divide in due parti. Nel Salone, viene presentato un grande Kleenex della metà del decennio e l’opera dal titolo Ouroboros, del 1977, la quale richiama allusivamente le sue esperienze orientali.
  • 2016

    Pensando all'Oriente - MIART 2016
    In occasione di Miart 2016 è stata allestita una personale dedicata ai lavori degli anni settanta. Tra le opere esposte un Kleenex di grande formato (1975), una Carta Fioretto (1976), Volevo possedere quello spazio (1977),  La Moschea della Perla (1977). A pavimento, un giornale pubblicato dalla stessa galleria, raccoglie una serie di immagini in cui s'alternano fotografie scattate dall'artista durante i frequenti viaggi in oriente e immagini di lavori legati alle suggestioni evocate da quegli stessi paesaggi.
  • 2017

    Respiro
    Emblematische Blumen, Respiri tellurici, Soffi di luce, sono i titoli delle ultime opere, quelle che vanno dall’ottantanove al novantadue. In questi lavori, dopo aver evocato con la precedente serie degli Alberi la verticalità dell’asse che collega la terra al cielo, l'artista sembra guardare verso un nuovo orizzonte. Un orizzonte in cui, dentro una griglia di materiali diversi e apparentemente rissosi, s’aprono enigmatiche fioriture. 
    Ed è proprio all’interno di quell’enigma che Bartolini sembra spiare, odorandolo, il respiro della terra. Un respiro che produce lettere, suoni, vibrazioni sottilissime, ma anche un respiro che si fa talvolta minaccioso, oscuro.
  • 2017

    Soffi
    La mostra Soffi ripercorre il percorso evolutivo dell’artista dai lavori degli esordi (1974-1976) agli ultimissimi (1991-1992).
    Le opere degli inizi sono capolavori di contrasto: su supporti di carta paglia o fioretto, ruvidi e resistenti, l’artista fissa con vinavil l’effimera consistenza dei kleenex, lasciando esprimere l’imprevedibilità della reazione della carta in una rigorosa disposizione a scacchiera.